RIFLESSIONI POETICHE SULLA PREGHIERA
- Categoria principale: ROOT
Da semplice scugnizzo nato settantaquattro anni fa in un vicolo di Napoli, un vicolo che è stato la mia scuola e la mia casa, sono spesso assalito da varie domande su alcune nostre preghiere quotidiane che vorrei sottoporre a Papa Francesco, illuminato Pontefice e santo “rottamatore” di tutto ciò che non appartiene alla Chiesa di Cristo. Perché diciamo nella “Salve Regina”: “esuli figli di Eva”? E perché dire: “in questa valle di lacrime” ? Sono affermazioni che ci portano più a vedere le tristezze della vita e non a cercare e chiedere di godere per le bellezze del Creato e ricercare la Gioia sempre nuova! Nell’Ave Maria mi blocco un po’ quando devo dire “prega per noi peccatori”, mi piacerebbe di più chiedere a Maria: “prega per noi figli tuoi”. Quando recito il “Pater noster” mi sforzo sempre di trovare un’espressione diversa di “non c’indurre in tentazione”, io direi: “non farci indurre in tentazione” oppure “non abbandonarci alla tentazione” perché penso che nessun padre induce in tentazione un figlio, figuriamoci poi il nostro Signore Iddio! Altri dubbi mi assalgono durante la celebrazione della Santa Messa soprattutto al momento della Comunione specie quando viene data l’Ostia Consacrata nelle mani, mani che dovrebbero essere pulite al massimo (come d’altra parte lo sono quelle dell’officiante che prima della Consacrazione le lava) - e che invece hanno poco prima toccato, tra le altre cose, anche i soldi per le offerte! Poi, sempre secondo me, quell’invito “scambiatevi un segno di pace” è un gesto che lascia il tempo che trova, piuttosto direi, con forza: “aprite il vostro cuore alla pace, spalancatelo al perdono, alla comprensione, alla tolleranza”. Concludo rivolgendo un personale appello al nostro straordinario Papa Francesco affinché continui a dare speranza ai milioni di divorziati risposati che sognano di potersi avvicinare all’Eucaristia. “ Signore, non sono degno di partecipare alla tua Mensa, ma dì soltanto una parola ed io sarò salvato”. Tutti noi divorziati risposati vorremmo pronunziare queste splendide parole e farci la Comunione. Caro Papa Francesco, faccia di tutto affinché questo miracolo si avveri. Ricordi a chi di dovere che Cristo è venuto principalmente per “le pecorelle smarrite”, e noi siamo “pecorelle” che desiderano ardentemente non essere allontanate dall’ovile. Amen!
Raffaele Pisani
(IL MATTINO, 17 maggio 2015)