IL CULTO DEI MORTI? MEGLIO PRIMA QUELLO DEI VIVI! (L’Espresso, 02 novembre 2010)

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Un “mazzolin” di fiori? Portatemelo adesso, potrò sentirne il profumo, apprezzarne la bellezza. Una carezza? Una parola buona? Un sorriso? Fatemeli adesso, mi riempirete di gioia. Quanti mariti si dimenticano di portare alle proprie mogli anche solo una margherita selvatica, in un giorno qualsiasi, in un momento qualsiasi, per poi, da vedovi, placare i loro sensi di colpa postumi con enormi bouquets? Quante donne non “vedono” più il loro compagno di vita e non ricordano che un gesto di tenerezza, un bacio, uno slancio di affetto, possono allentare tensioni e far tornare il sorriso su un volto stanco? E poi quasi certamente, in gramaglie, verseranno lacrime tardive. L’affetto, la stima, l’amore, la riconoscenza, il calore di un bacio, esterniamoli ai nostri familiari ora che sono in vita, e davvero li faremo sentire in Paradiso. Non aspettiamo che muoiano per guardarli con occhi nuovi, per farli sentire unici. Ogni momento è buono per farlo, ora. Credetemi, sono questi “i fiori che non appassiscono”, e mai appassiranno, perchè vanno diritto al cuore. Sono questi ” i lumini e i ceri” che veramente danno luce, quella splendida magica luce che accende l’anima d’amore e che né alcun vento né alcuna tempesta riusciranno mai a spegnere. Il Paradiso inizia da qui, dalla terra, dalla parola “amore”. I morti? Certo, rispettiamoli, ricordiamoli, continuiamo ad amarli. Ma rispettiamoli prima da vivi. Il “dopo” è tutta altra cosa. Il dopo è… troppo tardi.

Raffaele Pisani farmaciagenerica24.com

(L’Espresso, 02 novembre 2010)

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