GIUSEPPE MOSCATI, IL MEDICO SANTO
- Categoria principale: ROOT
Sempre più spesso, purtroppo, capita di leggere su vari quotidiani “lettere al direttore” che lamentano discutibili comportamenti di medici che ignorano il codice etico di Ippocrate. Sono “lettere” amare e toccanti che descrivono in modo eloquente il disagio del paziente e la scorrettezza del medico che non tiene in alcun conto il bisogno e la gracilità del malato umiliato dal suo riprovevole comportamento privo della sensibilità e della correttezza che dovrebbero essere i punti fermi della professione-missione di ogni medico. A questi “dottori” vorrei consigliare una particolare “medicina” che, se assunta regolarmente, fa miracoli! E’ la “ricetta dell’amore” con cui Giuseppe Moscati, nato a Benevento nel 1880, laureato e vissuto a Napoli, curava gli ammalati. Dal santino dedicatogli dalla Chiesa del Gesù, a Napoli, dove è la sua tomba, quotidianamente visitata da migliaia di fedeli, si può leggere: a 23 anni, dopo una brillante laurea, iniziò la carriera di medico e di apostolo, unendo la scienza profonda a una fede operosa. I poveri di Napoli erano i suoi pazienti preferiti: da loro non accettava mai compenso, li curava a sue spese e li aiutava senza farsene accorgere. Su tavolinetto della sala d'attesa un cestino e accanto questa scritta: chi può dia, chi non può prenda. Già soltanto queste quattro parole basterebbero a farci comprendere l'incommensurabile carità umana di questo uomo profondamente cristiano, antesignano delle opere di Madre Teresa di Calcutta. Giuseppe Moscati santificò l'intera vita e la sua professione di medico al servizio dei poveri. Lavorò ispirandosi totalmente al Vangelo, non inseguì ricchezze, onori, titoli. Non fece a cazzotti con i colleghi per diventare primario, per avere privilegi, per guadagnare dottorati. La sua scienza la mise tutta al servizio degli ammalati, ricchi e poveri, colti e analfabeti. Sicuramente sono tanti i medici che non sanno nulla della storia professionale e umana di San Giuseppe Moscati, e che non hanno mai letto il santino a lui dedicato, o, perlomeno, non lo avranno mai letto con il cuore! Peccato!
Raffaele Pisani
( IL MATTINO, 16 aprile 2014)