CHIESA, VANGELI, DIVORZIATI (IoDONNA, 13 febbraio 2012)
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(Matteo, 18,18): “Io vi dico in verità che tutte le cose che avrete legate sulla terra saranno legate nel cielo; e tutte le cose che avrete sciolte sulla terra saranno sciolte nel cielo”. Quindi ai divorziati non è permesso avvicinarsi alla Eucarestia perché il Vangelo deve essere osservato alla lettera. Ma io mi chiedo, perché in altre circostanze i Vangeli sono interpretati con meno rigore? Vediamo assieme qualche passo: allo scriba che duemila e più anni fa aveva detto a Gesù (Matteo, 8,19): “Maestro, io ti seguirò dovunque andrai”, Cristo aveva risposto: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo.” (Matteo 6.19-34) “Non accumulate per voi tesori sulla terra… accumulate invece per voi tesori in cielo…” (Luca, 12):”La vita di un uomo non è garantita dai suoi beni, che gli giova infatti guadagnare il mondo intero se poi perde la propria anima?” (Luca 10, 4-7): “Non portate né borsa né bisaccia né calzari”. A tal proposito, l’enorme patrimonio immobiliare e finanziario accumulato dalla chiesa, che alcune volte è stato anche motivo di scandalo, non mi sembra proprio molto “vicino” al messaggio di Gesù. Marco (10,43): “Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore e chi vuole essere il buy viagra online using paypal primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo, infatti, non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti.” E ancora: “Quando sei invitato, non metterti al primo posto… va’ a metterti all’ultimo posto…” Sentendo chiamare gli alti prelati con il titolo di “eccellenza” serviti da segretari e autisti, e vedere “posti riservati” per le autorità religiose… non mi sembra che il Vangelo sia interpretato proprio alla lettera. (Matteo, 18-2/7): “Allora Gesù chiamò a se un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse:” In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino sarà il più grande nel regno dei cieli. E chiaccoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me. Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare.” Il comportamento di tanti “sacerdoti” che, approfittando del loro “potere”, hanno usato, e forse ancora usano, violenze a creature innocenti, gracili e indifese, a me pare non rispetti adeguatamente gli insegnamenti di Cristo. E la cosa ancora più esecrabile è stato il silenzio e l’omertoso comportamento di alcune “alte cariche ecclesiali” che hanno cercato di nascondere tali nefandezze. (Luca 10, 8-9): “Se entrate in una città e siete bene accolti mangiate ciò che vi sarà presentato, guarite i malati e dite loro: è a voi vicino il regno di Dio. Ma se entrate in una casa e non vorranno accogliervi, andate sulla piazza e dite: noi scuotiamo contro di voi anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi”. E allora, perché in nome di Dio si sono compiute tante violenze, dai crociati in poi, per convertire al cristianesimo intere popolazioni? (Luca 6,37): “Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati”. E allora, se la Chiesa perdona pluriomicidi, stragisti, stupratori ecc. e “non ha giudicato”, ed ha addirittura “perdonato” un capo della banda della Magliana – ritenuto un bandito spietato e violento - ed ha permesso che fosse sepolto nella chiesa di Sant’Apollinare, a Roma, secondo me potrebbe prendere più a cuore la richiesta dei divorziati di accostarsi all’Eucarestia non giudicando, con “occhi bendati” uomini, donne e situazioni che non si conoscono affatto, o perlomeno sufficientemente? “Non giudicate, perché “non giudicando, non sarete giudicati”. In tutta umiltà azzardo un suggerimento: i sacerdoti dovrebbero promuovere incontri personali con “separati e divorziati”, ascoltarli, leggere nei loro cuori, comprenderne sofferenze, ansie, speranze, fare un distinguo delle varie “nuove situazioni”, conoscere le reali intenzioni di fede degli interessati, e poi stabilire se poter dare o no “l’autorizzazione” a confessarsi ed a comunicarsi e, alla fine, affidare le “nuove coppie” alla misericordia ed al giudizio, ultimo e insindacabile, del Signore Iddio!
Raffaele Pisani
(IoDONNA, 13 febbraio 2012)