ALTRO CHE “LEGGE PER LO STUDIO DEL DIALETTO”, SI FACCIA UNA LEGGE PER LO STUDIO DELLA “EDUCAZIONE!” (LA SICILIA, 21 febbraio 2011)
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Il prof. Nicola De Blasi, nell’articolo pubblicato su IL MATTINO del 20 c.m., si chiede “cosa dovranno imparare, e con quale scopo, i ragazzi a cui sarà insegnato il napoletano?” E aggiunge “per quale motivo tutti gli scolari della Campania dovrebbero studiare o imparare a parlare e a scrivere il napoletano? In Campania non c’è solo il napoletano: perché a Pozzuoli, a Torre del Greco, a Calitri dovrebbero studiare il napoletano invece del puteolano, del torrese o del calitrano?” Il prof. Raffaele Aragona, (Il Mattino del 21 c.m.), scrive:”per fortuna è solo una proposta quella di una legge regionale volta alla tutela e alla valorizzazione della lingua napoletana… la proposta pare del tutto priva di senso… che la lingua napoletana sia una ricchezza culturale è ben evidente… ma, per carità…”Avevo circa tredici anni quando nel 1953 (potete immaginare la mia gioia ma anche il mio batticuore) fui ricevuto da E.A.Mario nella sua abitazione del Viale Elena. Gli avevo scritto inviandogli le mie prime tre poesie napoletane. Mi disse:-” Rafilù, leggiti tutto Di Giacomo, te mpare comme se scrive ‘o nnapulitano, e poi ne parliamo.”- E così feci. Non credo sia necessaria una legge per studiare e per imparare il nostro dialetto o la “nostra lingua” (cosa cambia stabilire se è dialetto o lingua). Chi vuole avvicinarsi allo studio della nostra parlata, approfondire le radici delle nostre tradizioni, e soprattutto salvaguardarle dalla massificazione e dalla indifferenza, si legga le poesie di Salvatore Di Giacomo, E.A.Mario, Raffaele Viviani, Libero Bovio, Giovanni Capurro, Ernesto Murolo, Edoardo Nicolardi, Ferdinando Russo, Rocco Galdieri. A proposito poi della “Accademia della Vicaria Vecchia” non sarebbe meglio istituire un “Centro studi del dialetto” e tenere di tanto in tanto delle conferenze e dei recital appunto di poesie napoletane? E poi, tutta la ricca collezione della biblioteca di Ettore De Mura acquisita dal Comune di Napoli dove è finita? E’ vero che i dialetti sono l’anima di un popolo, le sue radici, la sua storia. Ma, innanzitutto, teniamoci ben cara la nostra splendida, dolce, calda e appassionata lingua italiana, sia, appunto, per la sua bellezza letteraria, sia per continuare a dare un senso ai milioni di nostri connazionali che dal Risorgimento alla Resistenza sacrificarono le loro giovani vite per vederci tutti uniti sotto una sola bandiera e una sola lingua. Se proprio c’è da fare una legge, se ne faccia una per inserire nell’insegnamento scolastico tre importanti “materie”, “educazione, eleganza, amore”, da fare studiare sia agli studenti, sia alla stragrande maggioranza degli adulti, visto che la scostumatezza pare sia pane quotidiano per molti, giovani e meno giovani. Non parliamo poi della volgarità nell’esprimersi e nei comportamenti. Pare che il divertimento più di moda sia: insozzare, vandalizzare, distruggere. Le virtù vincenti: l’arroganza, la prepotenza e la scurrilità. Per quanto riguarda l’amore, attenzione, intendo “amore” per tutto ciò che facciamo, e mi riferisco soprattutto al lavoro. Non ci vuole una legge per amare davvero la nostra Napoli, la nostra parlata, la nostra cultura e i nostri poeti. C’è bisogno soltanto di amore!
Raffaele Pisani
(LA SICILIA, 21 febbraio 2011)