LETTERA A UN GIOVANE CHE VUOLE ANDARE VIA DA NAPOLI (MAGMA, 23 marzo 2013)
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Fabio è un giovane diciassettenne che vuole andarsene da Napoli per una rapina subita qualche giorno fa da due giovinastri che, minacciandolo con un coltello, gli hanno rubato cellulare e orologio. Ho letto che la sua famiglia condivide tale decisione e lo seguirà. Ma è stato questo unico episodio a determinare, appunto, tale decisione? O è la goccia che ha fatto traboccare il vaso? Fabio e famiglia – che evidentemente sognano una terra diversa – probabilmente hanno perso la speranza che Napoli possa uscire da un coprifuoco oramai endemico, e vogliono “scappare”. Una giornalista, scrivendo dell’accaduto, dice a Fabio:” Napoli più che lasciata a sè come un campetto disgraziato, va coltivata e seminata dei tuoi perché, delle tue domande, della tua rabbia, paura, schifo…” Io, 72enne napoletano che a Napoli ho dedicato e dedico tutta la mia vita, dico a Fabio: scappa! Non per l’orologio e il cellulare che ti hanno vigliaccamente fregato (questo può succedere ovunque) bensì perché nella nostra città (benedetta da Dio e maledetta dagli uomini!), specialmente per i giovani che vogliono emergere, non esiste alcuna speranza! Da oltre settant’anni altro non sento che chiacchiere! E settant’anni non sono pochi. Tutti promettono, nessuno tiene fede agli impegni. Quelli che a Napoli hanno “potere” altri non sono – per la maggior parte – che un esercito di “lampadine fulminate”, alleato con una volgarità sempre più dilagante, con una politica malata, impotente e schiava della corruzione e del malaffare, che riesce quasi sempre a vanificare ogni buon progetto. Già nel 1886, quindi ben centoventisette anni fa, il nostro massimo poeta Salvatore Di Giacomo scriveva:-” La mia fissazione è questa, che Napoli è una città disgraziata, in mano di gente senza ingegno e senza iniziativa. Tutto procede irregolarmente, abbandonato ai peggiori”. Con una condanna tanto cruda, che la città si porta sul groppone, sarà mai possibile ripulirla da tutte le “monnezze” – materiali e morali – che la insozzano? Che facciamo? Chiediamo aiuto agli esorcisti? Speriamo nella bacchetta magica di qualche nuova forza politica? Continuiamo a confidare – inutilmente – nel risveglio delle coscienze? Aspettiamo il bel “principe azzurro” che con il suo bacio trasformi la “Napoli-rospo” in “città regina”? Da secoli aspettiamo “amministratori” che davvero amino la nostra terra, che la curino con capacità, intelligenza ed onestà. Da secoli speriamo che in tutti noi si risvegli l’orgoglio e la consapevolezza di essere nati in una delle più belle città dell’universo. Speriamo… aspettiamo… e moriamo nella “monnezza, nell’inettitudine e nella corruzione”. La gente perbene non ha “voce”; chi amministra non è “illuminato”, e se lo è, viene subito spento da una lobby di sciagurati che opera solo per il proprio tornaconto. Ed eccoci precipitare giorno dopo giorno, sempre di più, nel “buco nero” della dannata rassegnazione! E questo dura da secoli. Leggetela la storia: Napoli, Campania, Meridione sono da sempre terre di conquista, e noi sempre ad applaudire il conquistatore di turno, e per un tozzo di pane o di qualche fatua concessione – tranne l’eroica ribellione di qualcuno – ci siamo lasciati calpestare nella dignità e nell’orgoglio. Altro non abbiamo saputo fare che recitare: “Napule è tale e quale a ‘o franfellicco, ognuno vene, allicca arronza e se ne va!” E allora, cosa fare? A Fabio e a tutti i giovani che pur tentano quotidianamente di operare onestamente, che vogliono “crescere”, che non intendono svendere la loro dignità in cambio dei privilegi del malaffare e della corruzione, dico: mettete le ali alle vostre speranze e volate lontano, ci sono terre dove troverete le giuste risposte alle vostre aspettative, dove la dignità del civile vivere quotidiano è presente in ogni pietra e in ogni cuore. Dove è impensabile che un gruppo di malavitosi dia fuoco e distrugga “la città della scienza”, un “monumento” culturale di eccezionale importanza, voluto e realizzato da un gruppo di uomini di buona volontà, che aveva ridato un po’ di smalto alla nostra martoriata terra. Giovani, volate lontano, troverete terre con gente che “costruisce” e non distrugge, per incuria ed ignoranza, l’ area archoelogica di Pompei che tutto il mondo ci invidia e che tanti nostri conterranei – quelli che Napoli ce l’hanno sulle labbra ma non nel cuore! – stanno riducendo in uno stato pietoso. E poi hanno la spudoratezza di fare gli offesi quando il mondo intero dice che siamo del tutto inaffidabili!
Raffaele Pisani
(MAGMA, 23 marzo 2013)